Adalberto Abbate vive e lavora a Palermo. Il suo lavoro si caratterizza per una forte impronta sociale ed antropologica. Punto di partenza è un attento studio del quotidiano, della storia e delle più urgenti problematiche sociali, rilette talvolta in modo ironico e dissacrante. Campo d'indagine dell'artista sono inoltre i meccanismi della memoria e i disturbi di percezione della verità, che riportano il discorso su un piano più soggettivo. Il risultato è dunque una ricerca che combina le dinamiche sociali con una sfera più propriamente individuale, con l'intento di mettere in luce le complesse sfaccettature dell'orrore/errore contemporaneo. Le sue opere- dipinti, sculture, ma anche fotografie e installazioni video - si caratterizzano per il voler rappresentare una dimensione reale e grottesca sul limite del cinismo e della verità; un esempio è la serieCatholicism Addiction Disorder, dove l'artista innesca una riflessione sulle evidenti interferenze tra individuo e sistema religioso. (A.T.)
Adalberto Abbate lavora abitualmente con diversi media, passando dalla fotografia all’installazione, dalla pittura alla scultura. In ogni ambito linguistico, il suo è sempre un lavoro legato alla quotidianità e ai meccanismi della memoria, creando di volta in volta situazioni ironiche, surreali ed evocative. I lavori di Adalberto Abbate prendono voce e si trasformano in qualcosa di più che una semplice denuncia sociale. Intenzione forte è sicuramente quella di indagare la vita reale, a volte come forma di autodifesa, in ogni caso sempre attraverso uno sguardo disincantato e crudele che costringe la realtà in cui siamo abituati a vivere a modificarsi e a piegarsi ad altre regole, ad altre dinamiche. Per le sue installazioni e fotografie, Adalberto Abbate studia minuziosamente gli eventi storici ed i fenomeni mediatici creando punti di collisione e di discussione nel e del presente. Da una certa prospettiva, il lavoro di Abbate è il risultato di una indagine antropologica, elaborata sulle evidenze come sugli aspetti meno visibili del sociale. Siccome le opere sono prive di ogni traccia di possibile redenzione, prendono spesso una dimensione inquietante e sinistra. Ciò che appare più preoccupante è l’estremo realismo delle sue opere, specchio degli orrori del nostro contemporaneo, al punto che non è possibile identificarle come finzione, piuttosto come realismo grottesco, un mix tra cinismo e avvilimento. Probabilmente è questo uno degli aspetti che più colpiscono nelle sue diverse ricerche: la consapevolezza di raccogliere e di selezionare, di decontestualizzare per poi ricostruire secondo una nuova gerarchia di significato.
Adalberto Abbate lavora abitualmente con diversi media, passando dalla fotografia all’installazione, dalla pittura alla scultura. In ogni ambito linguistico, il suo è sempre un lavoro legato alla quotidianità e ai meccanismi della memoria, creando di volta in volta situazioni ironiche, surreali ed evocative. I lavori di Adalberto Abbate prendono voce e si trasformano in qualcosa di più che una semplice denuncia sociale. Intenzione forte è sicuramente quella di indagare la vita reale, a volte come forma di autodifesa, in ogni caso sempre attraverso uno sguardo disincantato e crudele che costringe la realtà in cui siamo abituati a vivere a modificarsi e a piegarsi ad altre regole, ad altre dinamiche. Per le sue installazioni e fotografie, Adalberto Abbate studia minuziosamente gli eventi storici ed i fenomeni mediatici creando punti di collisione e di discussione nel e del presente. Da una certa prospettiva, il lavoro di Abbate è il risultato di una indagine antropologica, elaborata sulle evidenze come sugli aspetti meno visibili del sociale. Siccome le opere sono prive di ogni traccia di possibile redenzione, prendono spesso una dimensione inquietante e sinistra. Ciò che appare più preoccupante è l’estremo realismo delle sue opere, specchio degli orrori del nostro contemporaneo, al punto che non è possibile identificarle come finzione, piuttosto come realismo grottesco, un mix tra cinismo e avvilimento. Probabilmente è questo uno degli aspetti che più colpiscono nelle sue diverse ricerche: la consapevolezza di raccogliere e di selezionare, di decontestualizzare per poi ricostruire secondo una nuova gerarchia di significato.